Vai al contenuto

Restauro Chiorda Gimondi – “Le mie biciclette”

  • di
Chiorda Gimondi

Ho effettuato un restauro conservativo di questa Chiorda Gimondi del 1973 per riuscire a partecipare a qualche ciclostorica.
Qui sotto alcune notizie sul marchio Chiorda

Nei primi anni del ‘900 ad Albino (BG) i tre figli del farmacista Carlo, Vito, ed Ettore Chiorda fondano la Cicli Chiorda. Nel 1906 il giovane corridore dilettante Ettore Noris Chiorda su una bicicletta uscita dalla sua officina vince il campionato sociale UCB, in seguito gareggerà contro campioni come Giovanni Gerbi e Costante Girardengo e parteciperà al Giro d’Italia del 1922″.
La produzione inizialmente è ad Albino (Bergamo). Il campanile che compare nel marchio Chiorda è, infatti, quello di Piazza Vittorio Veneto a Bergamo.
Negli anni sessanta la Chiorda diventa proprietà di Angelo Trapletti – un industriale bergamasco che acquisirà anche la Bianchi – che sposta la produzione a Vigano San Martino (Bergamo).

La Chiorda Magni con cui Gimondi vinse il Tour del 1965

La Chiorda nei primi anni sessanta ha come top di gamma un modello che commercializza con l’etichetta “Magni” (da Fiorenzo Magni, il grande corridore). E’ con una bici Chiorda marchiata Magni che Felice Gimondi, allora giovanissimo, vince a sorpresa il Tour de France del 1965. Il colore, che rimarrà caratteristico delle Chiorda, è un blu-azzurro.
La Chiorda Magni viene prodotta nel periodo 1963-’65. Successivamente, anche per l’alta gamma, viene usato direttamente il marchio Chiorda.

La Chiorda è resa famosa dall’abbinamento con la squadra Salvarani (attiva nel periodo 1962-1972), per la quale hanno corso corridori del calibro di Arnaldo Pambianco, Vito Taccone, Vittorio Adorni, Felice Gimondi, Gianni Motta, Gino Zandegù, Rudy Altig, Marino Basso (che su una Chiorda vince il Campionato del Mondo del 1972 a Gap)

Non sempre, però, Gimondi e la Salvarani corsero su bici marchiate Chiorda.
Come detto,dal 1963 al 1965 il marchio è Magni.
Il nome Chiorda (in bianco su fondo blu-azzurro, sul tubo verticale e trasversale) appare sulle bici della Salvarani  nel 1966: quell’anno su Chiorda, Gimondi vince, tra l’altro, la Parigi-Roubaix e il Giro di Lombardia.

Felice Gimondi – Slvarani-Chiorda 1970

Nel 1967 e nel 1968 le bici dei corridori Salvarani mostrano invece il marchio Bianchi.
Nel 1969 (Gimondi vince il Giro d’Italia), 1970 e 1971 il marchio ritorna ad essere Chiorda.
Negli anni successivi le bici della Salvarani saranno marchiate Bianchi.
In realtà, come accadeva usualmente in quel periodo, le bici dei corridori Salvarani non erano prodotte materialmente negli stabilimenti della Chiorda. I corridori, in particolare quelli di alto livello, potevano servirsi dei telaisti di loro fiducia, che realizzavano biciclette poi verniciate e marchiate Chiorda (come ha ricordato anche Pietro Piazzalunga, allora meccanico della Salvarani). In genere le biciclette della Salvarani, anche le Chiorda, venivano dal Reparto Corse della Bianchi; spesso, però, anche il Reparto Corse della Bianchi si limitava alla verniciatura, al montaggio dei componenti e all’apposizione del marchio su telai realizzati da telaisti di fiducia del corridore. Hanno realizzato telai per la Salvarani De Rosa, Colnago e sembra anche Masi..
La Chiorda poi produsse bici negli anni settanta: i modelli più importanti erano la “Professional” modello 1050 (top di gamma; con tubi Columbus DB e componentistica Campagnolo Record) e la “Gimondi” modello 1053. C’erano poi i modelli 030 e 031, di gamma più bassa, oltre a vari tipi di biciclette da turismo e città.
Recentemente, il marchio Chiorda è stato ripreso e rilanciato dalla Bianchi, forse anche per rispondere alla perdita del marchio Legnano (che oggi, dopo una serie di contese legali, è tornato nelle mani della famiglia Bozzi).

10 commenti su “Restauro Chiorda Gimondi – “Le mie biciclette””

  1. Buonasera.
    Ottimo restauro , ho una bicicletta identica e desidero restaurala , non sono però riuscito a trovare gli adesivi identici .
    Mi potresti dare delle dritte .
    Grazie

    1. Buongiorno Giacomo, ti ringrazio.
      La mia Chiorda non era messa male, purtroppo su internet non trovi molto se hai però riesci a recuperare delle buone immagini di base avevo fatto fare degli adesivi su E-Bay da Thermo Plotter (molto serio e professionale) e me la sono cavata con poco
      Se hai delle foto poi da mandarmi 🙂
      Grazie

  2. Buongiorno, complimenti per il restauro, stupenda bicicletta. Ho visto in vendita una bellissima Chiordi modello Gimondi colore rosa che vorrei prendere, ma ho visto che monta cambio Simplex. Volevo sapere se è possibile che in un certo periodo non ha montato il cambio Campagnolo, oppure è stato sostituito.

  3. Buongiorno,
    Siamo ormai nel 2023 e come lei cercavo anche io una bici per una storica.
    Spulciando subito, marketplace, e altri siti mi sono imbattuto in una chiorda mod,gimondi della quale mi sono innamorato sin da subito, premetto che sono un neofita e non ci capisco niente, ma è stato amore a pri.a vista (ho preso accordi e ieri è diventata mia….) sempre per caso mi sono imbattuto nel suo articolo e le foto postate le ho usate come metro di paragone con quella trovata, a casa con calma ho scoperto e posso senz ombra di dubbio dire che la sua splendida 50enne è ora nelle mie mani in splendida forma.
    Grazie

    1. Buongiorno Davide, mi fa piacere esserti stato d’aiuto, se hai qualche fotografia del tuo bellissimo mezzo mi farebbe molto piacere se me le inviassi (roberto@delmenico.it). grazie e buone pedalate !!

  4. ciao, possiedo anche io una chiorda del 1972 che vorrei restaurare ma non riesco a identificarne il modello, conosci qualche restauratore che sappia riconoscere i vari modelli?

    1. Ciao Stefano, scusa per il ritardo nella risposta, io per capire la mia bici era di “valore” avevo fatto delle fotografie che avevo postato un un paio di forum (su google cerca “forum chiorda gimondi”). Ricordo che qualcuno mi aveva chiesto una fotografia del telaio nella posizione sotto il movimento centrale e la differenza era un buco o meno proprio in quella posizione oltre al numero del telaio. Provaci ! 🙂 in internet c’è tantissima gente che ne sa veramente tanto. Buon lavoro

  5. Pingback: La Lacustre, il cicloraduno d’Epoca del Lago d’Iseo! | Delmenico.it |

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.