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Monte Spino da San Michele

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Monte Spino da San Michele

Da San Michele, sopra Gardone Riviera, si entra nella Val di Sur si percorre per circa quattro chilometri una strada sterrata e pianeggiante, fino a quando termina nella località Verghere (tabelle segnaletiche); posti auto a lato della strada stella.

Si continua costeggiando per un lungo tratto, ora a destra ora a sinistra, il torrente Barbarano, fino ad abbandonarlo per salire zizzagando attraverso il boscoso lato destro della valle.

Dopo circa un’ora di cammino si giunge ad un piccolo rio e a un bivio (segnaletica); per il rifugio G. Pirlo (Spino) si devia sul sentiero che si stacca a sinistra, mentre continuando verso destra si va direttamente al Passo di Spino.

Il sentiero si inerpica attraverso una valletta con strette curve, fino a sbucare sul piccolo piazzale del rifugio G. Pirlo (metri 1.165).

Ci si allontana verso destra seguendo la pianeggiante carrareccia che, oltrepassato un roccolo, scende al Passo di Spino (metri 1.160), tra il Monte Spino a Nord-Ovest e i contrafforti meridionali del Pizzoccolo a Sud-Est; al passo, tra grossi faggi e frassini, si innesta l’itinerario che arriva da Archesane.

Si riprende seguendo la carrareccia che sale verso sinistra nel bosco; superati alcuni tornanti, si sbuca sul Dosso delle Prade (metri 1.352). Da questo punto fino alla cima, il percorso corre sospeso sul lago, offrendo suggestive vedute.

Si continua verso Nord lungo un tratto pianeggiante che taglia sopra i prati, poco sotto il filo di cresta; un paio di tornanti e un tratto di percorso sul versante Nord del monte fanno guadagnare alla mulattiera un considerevole dislivello. Ritornati in vista del lago si procede ancora per un tratto in piano, quindi, entrati nella bella faggeta, si scende ad aggirare un vallone. Poco oltre se ne aggira un altro, in coincidenza del quale si innesta da destra l’itinerario che rimonta da Sanico attraverso i Baitoni di Valle (questo tratto nella faggeta è particolarmente suggestivo).

Continuando a salire si tocca il Bivacco dei Due Aceri (così chiamato per i due vecchi aceri antistanti), sempre aperto ma non custodito, ricavato in un manufatto della guerra 1915-18.

Da qui in quattro passi si raggiunge la stretta e rocciosa Cima del Pizzoccolo (metri 1.582), sulla quale sorge una chiesetta. Da lassù si spalancano panorami a giro di orizzonte: dall’Adamello alle Dolomiti, al Monte Baldo, ai monti della Valvestino con uno scorcio del tentacolare lago omonimo, al Guglielmo culmine delle Prealpi bresciane e giù fino agli Appennini che si profilano verso Sud oltre le azzurrine brume della pianura.

( tratto da “100 itinerari per tutte le stagioni” del GIORNALE DI BRESCIA curato da Franco Solina anno 2004)

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